CVA, opportunità o clientelismo?

Le società partecipate e controllate regionali sono diverse decine e sono parte importante della nostra economia locale. Dovremmo essere orgogliosi di un simile patrimonio nel settore finanziario, turistico e dei servizi, mentre purtroppo a volte ci sono più ombre che luci nel settore.
Non entreremo nel merito della gestione, ma vogliamo portare alla luce quello che purtroppo è un fenomeno comune che riguarda queste realtà, che ricordiamolo, gestiscono completamente o in parte fondi della collettività. Vogliamo quindi fare chiarezza sulla questione della trasparenza nella gestione di partecipate e controllate e per farlo prenderemo ad esempio la stella più brillante di questa galassia, la Compagnia Valdostana delle Acque CVA.
Nel grafico seguente vediamo per gli anni dal 2008 al 2011 il numero dei lavori e l’importo degli stessi, affidati a ditte esterne dalla CVA.

Lavori affidati a CVA

E’ cosa buona e giusta che si affidino lavori a ditte esterne anche nell’ottica di aiutare un mercato del lavoro che in questi tempi di crisi è sempre più sofferente. I nostri artigiani e lavoratori meritano di rimanere sul mercato e conservare la loro alta professionalità e crediamo che 117 milioni di euro in quattro anni siano una liquidità importante da redistribuire equamente alle imprese.
Concentriamoci ora sull’anno migliore, il 2008. Vediamo come siano stati investiti da CVA ben 46 milioni di € in 73 affidamenti esterni. Una bella somma di denaro, ma ci si chiede con quali modalità questi lavori siano stati appaltati. Vediamolo dal grafico seguente.

Numero affidamenti CVA

Purtroppo a questo punto è chiaro a tutti che qualcosa non funziona! La maggioranza degli appalti è stata concessa alle imprese con trattativa ristretta e per giunta senza pubblicizzare la gara d’appalto. Questo vuol dire che CVA sceglie discrezionalmente i partner a cui affidare il compimento dei suoi lavori secondo logiche che non sono assolutamente trasparenti.
Possiamo sapere quali sono state le imprese che hanno lavorato per CVA? No, e questo noi di ALPE non lo troviamo corretto perché se una società come CVA ha un capitale 100% pubblico, è giusto che la ricaduta positiva dei suoi profitti ricada anche sulla collettività, secondo regole chiare che favoriscano equamente tutte le imprese ed i cittadini Valdostani.

ALPE per questo propone quella che amiamo chiamare “la casa di vetro” come modello per le partecipate e controllate regionali. Modalità chiare di gestione ed a disposizione di tutti per eventuali consultazioni. Non è necessariamente un male la presenza del pubblico in settori nevralgici dell’ economia Valdostana, ma il settore pubblico deve essere sempre e comunque trasparente per favorire secondo logiche meritocratiche e di equità lo sviluppo della nostra Regione senza diventare una pericolosa fonte di distribuzione di ricchezza in modo clientelare ai soliti noti.
Supposizioni? Si, forse solo supposizioni, ma senza trasparenza crediamo che ogni supposizione sia lecita.

Diamoci all’ippica!

Ora parliamo di cavalli… Chi studia filosofia si è forse imbattuto in quello che viene definito “il paradosso della coda del cavallo”, che cercherò di esemplificare.
Immaginiamo dunque di avere di fronte la suddetta appendice del quadrupede, e proviamo a strappare un pelo. C’è ancora la coda? Certo, come no, gli abbiamo levato solo un pelo. Ora togliamo un altro crine. Siamo sempre davanti ad una bella e folta propaggine.
Proseguiamo nell’operazione di depilazione equina con un altro strappetto, ma ancora non vediamo la differenza nel vello dinamico e fluente. Quindi un altro peletto, poi un altro, ed un altro ancora; per farla breve, continuiamo a eliminare un crine alla volta, e sempre siamo convinti di avere di fronte la coda del cavallo.
Però… Nell’attuare la nostra operazione, pelo a pelo la coda del povero destriero si è ridotta ad una semplice propaggine di ossa e cartilagini della spina dorsale, un qualcosa di nudo che difficilmente possiamo associare alla massa di crine di partenza. C’è ancora, la coda del cavallo?
Costruiamo un pezzetto di strada (ma potremmo dire lo stesso per parcheggi, capannoni, arginature, riordini fondiari, cancellazione di testimonianze storiche…) per raggiungere quel vallone, che proprio non possiamo farne a meno. Ma ora sarebbe necessario proseguire fino a quel promontorio, sono pochi metri, suvvia. Però, certo che se potessimo sfruttare anche quel torrente con una piccola centralina, in fin dei conti si tratta di aggiungere un limitato sbancamento ad un tracciato che già esiste, ed una presa d’acqua che neanche ci si accorge…
Povero territorio della Valle d’Aosta (e povero anche il cavallo).

Piermauro Reboulaz

L’idroelettrico: bene della comunità.

Risorse a disposizione nel bilancio regionale: 1’280’000’000 di €; valore di produzione CVA: 1’100’000’000 €

I soldi pubblici sono di tutti così come l’acqua. L’energia elettrica che si ottiene dalle  acque è di tutti. La regia di Cva spa, società per la produzione di energia elettrica, è invece in mano ad un’unica persona,  Al presidente della Regione, che tramite i suoi fedelissimi, decide dove e quanto investire, dove e a chi affidare i lavori,  chi e quanto personale assumere, dove prendere pezzi di ricambio ecc…ecc…a sua totale discrezione.

Alpe chiede di concentrare l’opera della Regione sulle funzioni di controllo della gestione e dell’efficacia degli interventi economici. I compensi degli amministratori di Cva dovranno basarsi in maniera percentuale sui volumi economici gestiti e sui risultati. Le regole per le assunzioni devono essere identiche a quelle della pubblica amministrazione ( concorsi). E’ indispensabile portare in Consiglio Regionale la discussione sulla programmazione dell’azienda, sugli utili e sui bilanci. Ridurre il numero  dei consiglieri di amministrazione. Gli amministratori a nomina regionale dovranno rispondere del loro operato al Consiglio Regionale.